RIPERCUSSIONE
SUI MUTUI
ITALIANI DEL SUB-PRIME
AMERICANO
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L'Euribor, il
tasso
interbancario al
quale sono
indicizzati i
mutui variabili,
ha registrato un
sensibile rialzo
nelle ultime
settimane: il
tasso a un mese
è passato dal
4,10% di fine
luglio al 4,46%
del 31 agosto,
quello a tre
mesi è salito di
quasi mezzo
punto
percentuale, dal
4,26% al 4,74
per cento.
La ragione è
probabilmente
legata a ciò che
è accaduto in
America, con le
banche che hanno
accordato mutui
anche a
clientela con
basso grado di
solvibilità,
ricorrendo di
contro
all’emissione di
obbligazioni con
alto rischio per
gli investitori.
Come conseguenza
si è creata una
crisi di fiducia
anche fra gli
stessi istituti
finanziari, che
nella situazione
di incertezza
chiedono un
tasso
d'interesse più
elevato in
cambio della
concessione di
credito.
L’aumento del
parametro
europeo (Euribor)
ha fatto si che
i mutuatari
adesso paghino
rate molto più
alte rispetto a
quelle iniziali.
Nel frattempo
dovremo
abituarci a
convivere con
una situazione
anomala in cui i
tassi a lunga
scadenza (gli
Irs, base di
calcolo per i
mutui a tasso
fisso) sono
sugli stessi
livelli o
addirittura più
bassi di alcuni
tassi a breve
(in particolare
gli Euribor a 3
e 6 mesi): un
vero e proprio
paradosso,
legato
direttamente
alla turbolenza
in atto sui
mercati
monetari, che
favorisce
ulteriormente
chi (e ormai
sono oltre il
70% degli
italiani)
intende
orientarsi verso
il fisso.
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